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Sindrome metabolica: il Ruolo del Farmacista

Che cos’è la sindrome metabolica?

La sindrome metabolica (SM) è una condizione clinica associata ad almeno tre dei seguenti fattori di rischio metabolico:

  • eccesso di adiposità viscerale (obesità addominale);
  • resistenza all’insulina;
  • iperglicemia;
  • ipertensione;
  • ipercolesterolemia

L’alterazione di tali parametri consiste in uno squilibrio dei loro valori rispetto agli standard di riferimento previsti per un soggetto sano. Il perpetuarsi di queste disfunzioni metaboliche influisce negativamente sull’aspettativa di vita dei pazienti.

Si hanno rischi maggiori di contrarre il diabete o malattie cardiovascolari, i cui esiti più drammatici (es. ictus, infarto, ecc.) rappresentano la prima causa di morte a livello mondiale.

Una vita sedentaria e un elevato indice di massa corporea sono stati strettamente associati alla sindrome metabolica; altri fattori correlati sono ad esempio una dieta poco equilibrata o l’abitudine al fumo.

Il primo approccio alla gestione della sindrome metabolica è sicuramente la prevenzione, ovvero il cambiamento dello stile di vita del paziente, la perdita di peso e l’abitudine all’esercizio fisico quotidiano.

La terapia farmacologica mira a ridurre i rispettivi fattori di rischio, soprattutto quando questi non sono controllati nonostante un’adeguata prevenzione adottata nelle abitudini quotidiane del paziente. In questo contesto, è sicuramente fondamentale il ruolo del farmacista. Sia come promotore educazionale in tema di prevenzione sia nel corretto counseling al paziente rispetto ai trattamenti farmacologici prescritti dal medico.

La terapia farmacologica per la #SindromeMetabolica mira a ridurre i fattori di rischio, soprattutto quando questi non sono controllati nonostante un’adeguata prevenzione | #ECM #Farmacisti Condividi il Tweet

Prevalenza ed epidemiologia

In Europa, è stata stimata una prevalenza di SM del 24,3% e una piccola ma statisticamente significativa differenza di genere: 23,9% negli uomini e 24,6% nelle donne, p <0,001.

La prevalenza di SM è in aumento nei paesi occidentali, probabilmente a causa della tendenza crescente all’obesità, con conseguente maggiore rischio per la popolazione di sviluppare malattie cardiovascolari e Diabete di tipo 2.

La SM è diventata anche una questione di crescente preoccupazione in alcune categorie di pazienti, ad esempio in psichiatria, poiché la sua prevalenza e le sue componenti, nonché gli esiti avversi di natura cardiovascolare sono risultati elevati negli individui gravemente malati di mente e poiché il rischio di SM sembra essere più alto nei pazienti trattati con antipsicotici per schizofrenia e disturbo bipolare.

La prevalenza di #SindromeMetabolica è in aumento nei paesi occidentali, probabilmente a causa della tendenza crescente all’obesità, con conseguente maggiore rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e #Diabete di tipo 2 | #ECM Condividi il Tweet

Eziologia e fattori di rischio per la sindrome metabolica

Dal punto di vista eziologico, la SM è considerata una patologia di origine multifattoriale. E’ caratterizzata dalla contemporanea presenza di diversi fattori di rischio metabolici in uno stesso paziente. Tra i principali fattori in grado di aumentare le possibilità di sviluppare la sindrome annoveriamo:

  • Età: il rischio di SM aumenta con l’aumentare dell’età;
  • Obesità: l’indice di massa corporea (Body Mass Index, BMI) è una misura della percentuale di grasso corporeo in base all’altezza e al peso di un soggetto. Un soggetto con BMI > 25 ha un rischio aumentato di sviluppare SM rispetto a un soggetto più magro. L’eccesso di grasso nella zona addominale (figura a forma di mela) è considerato un fattore di rischio maggiore per lo sviluppo di malattie cardiache rispetto alla presenza di grasso in eccesso in altre parti del corpo, come sui fianchi;
  • Dislipidemia: è caratterizzata dall’aumento dei trigliceridi, diminuzione dei livelli di colesterolo HDL (High Density Lipoprotein, lipoproteine ​​ad alta densità), aumento dei livelli di colesterolo LDL (Low Density Lipoprotein, lipoproteine ​​a bassa densità), presenza di particelle di colesterolo LDL più dense, più piccole e dotate di maggiore potenziale aterogeno;
  • Intolleranza glucidica: comprende il Diabete di tipo 2, la ridotta tolleranza glucidica e l’alterata glicemia a digiuno (più di 100 mg/dL). Tutte e tre condizioni che predispongono il paziente a un più alto rischio di sviluppo di malattie cardiovascolari. Un livello di zucchero nel sangue leggermente alto (tra 100 e 125 mg/dL) può essere un fattore predittivo precoce del diabete. Si stima che circa l’85% delle persone che hanno DMT2, il tipo più comune di diabete, ha anche la SM.
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Come contrastare e prevenire la sindrome metabolica

L’approccio preventivo alla SM consiste primariamente nel cambiamento dello stile di vita del paziente:

  • perdita di peso
  • dieta equilibrata
  • maggiore attività fisica quotidiana

La tendenza allo stile di vita sedentario è una delle principali forze trainanti per una maggiore prevalenza di SM.

È raccomandato, soprattutto per i pazienti sovrappeso, un calo ponderale per mantenere l’indice di massa corporea al di sotto di 25. Il contributo positivo dell’esercizio fisico nella prevenzione della SM va oltre il beneficio immediato del dispendio calorico.

Con l’attività fisica costante si verificano cambiamenti strutturali nei muscoli, l’aumento del numero di mitocondri nelle fibre muscolari, la secrezione di ormoni metabolicamente benefici come l’irisina, la riduzione della lipogenesi epatica postprandiale.

L’approccio preventivo alla #SindromeMetabolica consiste nel cambiamento dello stile di vita del paziente: perdita di peso, dieta equilibrata e maggiore attività fisica quotidiana | #ECM #Farmacisti Condividi il Tweet

Nei pazienti con SM è raccomandata l’abitudine ad esercizio fisico giornaliero di moderata intensità (almeno 30 minuti), oppure un’attività di 60 minuti caratterizzata ad esempio da camminata veloce seguita da altri esercizi.

Il ruolo della dieta

L’altro fattore importante nella prevenzione della SM è rappresentato da una dieta corretta e equilibrata.

Una tendenza a consumare pasti ricchi di carboidrati e grassi saturi ma poveri di fibre, vitamine e flavonoidi, a lungo andare contribuisce a depositare grasso nelle pareti delle arterie. Questo porta effetti negativi sulla pressione sanguigna e sul flusso di sangue, aumentano le probabilità di rischio cardiovascolare.

Una dieta adeguata, unitamente a esercizio fisico quotidiano, può abbassare la pressione sanguigna, migliorare i livelli di trigliceridi con un ulteriore miglioramento dell’insulino-resistenza, ridurre il rischio di alterata tolleranza al glucosio e di insorgenza di DMT2.

Deve essere assolutamente evitata l’assunzione di grassi saturi, in quanto accrescono i livelli plasmatici di colesterolo e conseguentemente i rischi di patologie cardiovascolari aterosclerotiche.

Alimenti a basso indice glicemico migliorano l’ipertensione e l’iperglicemia; al contrario, alimenti a elevato contenuto glicemico sono associati con l’insulino-resistenza e con la prevalenza della SM.

Per gli individui a rischio di contrarre la SM, la dieta maggiormente consigliata è quella mediterranea.

Anche il fumo può aumentare il rischio di malattie cardiache, aumentare l’insulino-resistenza e peggiorare le conseguenze sulla salute del paziente con SM. Il farmacista dovrebbe essere d’aiuto nel supportare e motivare il paziente a smettere di fumare o comunque a ridurre sensibilmente la quotidiana abitudine al fumo.

Un altro fattore importante nella prevenzione della #SindromeMetabolica è rappresentato da una dieta corretta e equilibrata. Per gli individui a rischio la dieta maggiormente consigliata è quella mediterranea | #ECM #Farmacisti Condividi il Tweet

Trattamento farmacologico della sindrome metabolica

Il secondo tipo di approccio alla Sindrome Metabolica è quello farmacologico.

Viene preso in considerazione quando i singoli fattori di rischio non sono adeguatamente ridotti con la prevenzione. Per molti pazienti è difficile mantenere stili di vita sani.

Spesso si verifica la recidiva dell’obesità nella maggior parte di quelli che stanno tentando di perdere peso.

Non essendo in grado di agire specificamente sulla causa patogenetica scatenante (insulino-resistenza), il trattamento consiste nel trattare le altre patologie soggiacenti.

#SindromeMetabolica e trattamento farmacologico: allo stato attuale, i principali obiettivi terapeutici sono costituiti dalla diminuzione del rischio associato alle complicanze cardiovascolari e al #DMT2 | #ECM #Farmacisti Condividi il Tweet

Se il paziente soffre di pressione arteriosa alta, di diabete o alti livelli di colesterolo, deve ricevere un trattamento adeguato con farmaci per abbassare la pressione sanguigna (es. diuretici o inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina [ACE]), con statine o fibrati per ridurre i livelli di colesterolo ematico, con ipoglicemizzanti (es. metformina, sulfoniluree) per ridurre i livelli di glicemia nel sangue.

Allo stato attuale, i principali obiettivi terapeutici sono costituiti dalla diminuzione del rischio associato alle complicanze cardiovascolari e al DMT2.

Inoltre, è spesso necessaria l’assunzione di più agenti farmacologici per raggiungere un’adeguata correzione dei vari fattori di rischio.

L’utilizzo di questi farmaci non è tuttavia esente da effetti avversi, alcuni dei quali con frequenza molto comune (≥1/10) e comune (frequenza ≥1/100, <1/10).

È bene che il farmacista sia in grado di comunicare efficacemente al paziente la possibile insorgenza di tali reazioni avverse, incoraggiandone la puntuale comunicazione al medico e il ricorso alla segnalazione spontanea di farmacovigilanza.

Il ruolo del Farmacista

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Il farmacista è sicuramente una delle figure professionali sanitarie in grado di individuare i soggetti più a rischio di malattia metabolica.

Può intervenire sia attraverso la comunicazione diretta con il paziente, sia supportando alcuni dei monitoraggi periodici tramite strumenti diagnostici (es. misuratore di pressione, di glicemia a digiuno).

Laddove si considera necessario, sarà sicuramente utile indirizzare il proprio paziente verso una più appropriata diagnosi medica.

Il #farmacista è in grado di individuare i soggetti più a rischio di #SindromeMetabolica. Può intervenire con la comunicazione diretta e supportando alcuni dei monitoraggi periodici tramite strumenti diagnostici | #ECM Condividi il Tweet

Non sottovalutare i sintomi

La maggior parte dei disturbi associati alla Sindrome Metabolica sono asintomatici.

Poiché non vi sono sintomi specifici che denunciano la presenza della malattia, è importante non sottovalutare alcuni sintomi sospetti tra i fattori di rischio citati.

L’obesità centrale e il sovrappeso, con l’accumulo di tessuto adiposo intorno alla vita, sono sicuramente dei segni ben visibili che devono essere tenuti sotto controllo.

Oltre all’aumento di peso, altri segnali d’allarme che il farmacista può identificare sono ad esempio l’ipertensione arteriosa, alterati livelli glicemici. Oltre a preoccuparsi dell’aspetto di “prevenzione” in questi pazienti, il farmacista deve naturalmente assicurarsi anche che il paziente rispetti il trattamento farmacologico prescritto dal medico.

Deve comunicare efficacemente i potenziali rischi associati al trattamento e incoraggiare sempre la segnalazione di qualsiasi reazione sospetta verificatasi dopo l’assunzione di un medicinale.

Semplici interventi, quali il controllo del peso corporeo e del rapporto vita/fianchi, il rilevamento della pressione arteriosa e l’esecuzione di comuni test ematochimici possono essere utili consigli del farmacista per predisporre il proprio paziente alla prevenzione della sindrome metabolica.

Controllare con successo la Sindrome Metabolica richiede uno sforzo a lungo termine e un lavoro di squadra tra farmacista e il medico, soprattutto nell’ambito del monitoraggio dei principali fattori di rischio e attuando processi educativo/motivazionali rivolti al paziente.


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Articolo tratto dalla lezione del corso ECM Professione Farmacia
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